Così è stato il nostro primo incontro con voi.
Attraverso i ragazzi che non volete. 
L’abbiamo visto anche noi
che con loro la scuola diventa più difficile.
Qualche volta viene la tentazione di levarseli di torno.
Ma se si perde loro, la scuola non è più scuola.
È un ospedale che cura i sani e respinge i malati. 
Diventa uno strumento di differenziazione
sempre più irrimediabile.
E voi ve la sentite di fare questa parte nel mondo? 
Allora richiamateli, insistete, ricominciate tutto da capo all’infinito
a costo di passar da pazzi.
Meglio passar da pazzi che essere strumento di razzismo. 
 
“Lettera a una professoressa”
i ragazzi della scuola di Barbiana
1967
Vi ringrazio per avermi invitata a questo tavolo, mi è stato chiesto di intervenire oggi in qualità di docente e Referente Nazionale de La Scuola Che Accoglie.
Di solito le mie parole si rivolgono a bambini di 6-10 anni, a genitori a volte preoccupati per le sorti dei figli, spero che oggi possano giungere anche a voi in modo limpido e luminoso come accade a scuola, di trovare in voi pari ascolto e disponibilità al cambiamento.

La Scuola Che Accoglie che qui rappresento (composta da insegnanti, dirigenti, educatori, e personale amministrativo, tecnico e ausiliario), desidera porre alla vostra attenzione alcuni aspetti discriminatori e lesivi delle libertà individuali, che hanno portato in casi estremi a gravi conseguenze, a seguito dell’applicazione (spesso del tutto arbitraria e superficiale) della Legge 119 emanata il 31 luglio di quest’anno.
Come personale che opera all’interno delle scuole, ci poniamo l’obiettivo di vigilare, in maniera attenta e puntuale, su tutte le violazioni dei diritti costituzionali e del rispetto per la persona umana.
Riteniamo nostro compito informare le scuole e le amministrazioni, al fine di promuovere una corretta applicazione delle norme che disciplinano la privacy, perchè vengano tutelati i diritti nostri e dei nostri alunni.
Come insegnanti non vorremmo conoscere lo stato vaccinale dei nostri alunni, a noi interessa unicamente promuovere una proficua relazione educativa con loro.
La Scuola deve impegnarsi a rispettare e ad accogliere tutti i bambini, siano essi vaccinati o non vaccinati, come dirigenti non vorremmo escludere alcun bambino.
Come personale amministrativo non vorremmo ricevere dalle Asl dati sensibili che non potrebbero inviarci, stante quanto dichiarato dal Garante.
Può la Scuola accettare che un solo bambino o bambina venga escluso?
Possiamo noi docenti ed educatori non prendere le distanze da un simile ignominia?
Può una Regione come l’Emilia-Romagna, nella quale i Nidi Comunali hanno avuto i natali, non inorridire di fronte al declassamento di queste strutture formative a semplici parcheggi? Perchè questo sottintendono la Legge Regionale n.19 del 25 novembre 2016 e la Legge n.119 del 31 luglio 2017.
Queste leggi ci hanno costretto ad assistere a fatti gravissimi, degni di uno Stato totalitario, senza venir nemmeno presi in considerazione come esperti e parte in causa nella relazione educativa e formativa di questi bambini.
Se ci fosse stato chiesto, avremmo fatto presente che una simile discriminazione ben si distanzia e si contrappone a tutto ciò che nella scuola è stato promosso negli ultimi quarant’anni.
L’inclusione, di cui tanto si sente parlare, non passa solo dall’accogliere e progettare percorsi personalizzati per i bambini con disabilità, con bisogni educativi speciali o con disturbi specifici di apprendimento… l’inclusione è un atteggiamento interiore che va coltivato fin dalla prima infanzia.
Se abituiamo i nostri bambini ad accettare che è bene escludere un compagno, dobbiamo sapere che questi bambini cresceranno in una società che non accoglie.
Dovremmo allora smettere di parlare di accoglienza e inclusione, non insistere sull’accettazione delle diversità, dovremmo rassegnarci ad un grigiore di sentimenti, ad un mondo in bianco e nero che separa, suddivide e classifica, in nome di un presunto bene superiore.
Ma noi vogliamo questo? Voi lo volete?
Il Mondo della Scuola, e la parola Mondo è qui usata di proposito, non si esaurisce all’interno delle mura scolastiche.
Esso è intessuto di relazioni, amicizie che sappiamo bene possono durare anche tutta la vita, di scontri e di legami forti tra pari e con adulti significativi.
Questo rinforza il bambino, lo fa crescere sicuro e sereno, gli permette di confrontarsi in modo giocoso con situazioni che, come adulto, dovrà affrontare da solo.
Impedire a un bambino di fare simili esperienze, significa crescere esseri umani menomati, arrabbiati, delusi dalla società, che vivono l’esclusione e l’indifferenza e che verosimilmente la riproporranno da adulti.
Cosa ci aspetta?
Un mondo spaccato, una società disgregata e diffidente, una realtà sociale bietta e irragionevole dominata dalla paura e dalla rivendicazione?
Dove sono finite la Libertà, l’Uguaglianza, la Fraternità? Da dove derivano i nostri diritti, se non dagli ideali della Rivoluzione Francese, dal Risorgimento, dai Partigiani, dalle lotte sociali degli anni ’60-’70?
Eppure basta una piccola legge, una piccola paura, per annullare tutto questo con un colpo di spugna.
È stata sufficiente un’estate, perché bambini, che fino a ieri consideravano i propri compagni semplici amici si trovassero a suddividerli in pericolosi e non, mossi dalla paura dei genitori che hanno attivato una vera e propria caccia alle streghe a scuola.
Le classi di prima elementare quest’anno nella mia scuola sono veramente difficili e preoccupanti. Una collega è finita in ospedale… non per una epidemia, ma per un calcio ricevuto alla schiena da un bambino di appena 6 anni.
Questa è una emergenza, di epidemie non ce ne sono state. E cosa si fa per arginare questi eccessi? Nulla, il più delle volte si nega perfino il Sostegno per mancanza di fondi.
Ora non siamo qui per lamentarci delle condizioni seppur umilianti in cui versa la Scuola statale, ma vorrei che tutti voi rifletteste sulla reale portata di questi provvedimenti.
Disinformazione e paura hanno portato insegnanti e dirigenti a violare la privacy degli alunni sia sulla porta delle scuole sia in classe.
Ci sono stati episodi di bambini segregati a mensa, famiglie che si sono viste i figli esclusi da scuola, insegnanti che hanno chiesto apertamente in classe chi avesse fatto i vaccini.
Tutto questo in nome di una prevenzione… e chi doveva prevenire tutto questo?
Per i più grandi (6-16 anni), a cui è garantito l’accesso a scuola poichè pare non siano più “pericolosi”, si presenta un altro problematico aspetto legato alla consapevolezza, dovuta all’età, di essere diversi, di non dover parlare con gli altri di questo, poichè rischiano di essere bullizzati ed esclusi dal gruppo.
Una prigione di silenzio che, specie a questa età, sappiamo può portare a problemi di natura psicologica e lasciare segni indelebili nell’animo di questi ragazzi e ragazze.
Alla luce di quanto espresso, preoccupa molto anche la “lezione sui vaccini” prevista dalla legge, auspichiamo che venga presa ogni precauzione affinchè i bambini e i ragazzi non debbano subire ulteriori umiliazioni e violazioni dei loro diritti fondamentali.
Chiudo ringraziandovi e ricordando a tutti voi – che amministrate il bene pubblico – che la scuola da 0 a 6 anni non è obbligatoria ma non per questo la sua frequenza non rappresenta un diritto per ogni bambino.
Anna Gruppioni
Referente Nazionale La Scuola Che Accoglie

Lettera della Referente Nazionale La Scuola Che Accoglie al Distretto Socio-Sanitario Pianura Est di Bologna – Incontro del 6 novembre 2017