Pubblichiamo la Lettera che alcuni docenti di Trento appartenenti a La Scuola Che Accoglie hanno consegnato il 28 agosto 2017 alle autorità locali.
Alla cortese attenzione del
Presidente e Assessore all’Istruzione
dott. UGO ROSSI
Dirigente Servizio Infanzia
e istruzione del primo grado
dott. ROBERTO CECCATO
Direttore Ufficio Infanzia
dott.ssa MIRIAM PINTARELLI
e per conoscenza alle
COORDINATRICI PEDAGOGICHE
dei circoli provinciali scuole infanzia
(RACCOMANDATA A MANO)
Siamo insegnanti della scuola dell’infanzia che lavorano da tanti anni nella Provincia Autonoma di Trento, svolgendo il nostro lavoro con passione e credendo nei valori fondanti della nostra bella scuola trentina:
  • la L.P. 13 del 21/3/1977
  • gli Orientamenti emanati dal Presidente della G.P. il 15/3/1995
La scuola dell’infanzia in cui crediamo, in cui tu e le insegnanti dovrebbero credere, è una scuola che accoglie, che valorizza e che accompagna i bambini lungo un cammino di crescita importante e fondamentale che li renderà un giorno uomini e donne in grado di a rontare la Vita con coraggio e con la sicurezza di chi non si fa abbattere e scoraggiare dalle differenze, di qualunque natura esse siano.
La scuola in cui crediamo è il luogo privilegiato dell’apertura e del superamento di ogni barriera che impedisca un’armoniosa crescita dei bambini.
La scuola in cui crediamo valorizza le differenze come risorsa e come occasione di crescita, non come limite.
Vorremmo qui ricordare il Seminario di apertura dello scorso anno Scolastico che aveva come titolo:  “INCLUSIONE – LE PAROLE FANNO COSE”.
Durante questo importante convegno, di cui per completezza alleghiamo gli atti, il termine “inclusione” è stato a rontato da molti punti di vista, delineando una scuola dell’infanzia che deve essere pronta ad accogliere e valorizzare le diversità che vi confluiscono, senza lasciarsi spaventare dai processi umani e istituzionali indispensabili per costruire un ambiente educativo aperto e pronto ad accogliere TUTTI i bambini della comunità in cui essa è dislocata.
Lo stesso Presidente Ugo Rossi, in fase di apertura dei lavori, ha voluto ricordare come la nostra scuola sia il primo luogo di integrazione e di coesione con il dovere di fornire ai nostri bambini e alle loro famiglie il massimo possibile per la piena realizzazione di sé. Ha ricordato inoltre come la nostra scuola trentina sia basata su dei principi validissimi che ancora oggi ci sono invidiati, e le scelte che ci portano sulla via di un continuo miglioramento passano anche attraverso l’inclusione e la coesione sociale. L’augurio più forte che ha rivolto infine ad ogni insegnante è stato quello di poter continuare a svolgere il proprio lavoro all’insegna dell’umanità e dell’amore per i nostri bambini.
Ora, alla luce di una legge nazionale che praticamente nel lasso temporale di due mesi, senza nessun preavviso, e senza una reale emergenza sanitaria in corso, ha stravolto il ruolo educativo e il senso della scuola, la nostra Provincia sembra non accorgersi delle contraddizioni che si appresta ad avallare e sembra non intravedere i rischi di una legge nazionale (la n. 119 del 31/07/2017) che esclude da ogni servizio educativo tutti i bambini nella fascia 0-6 anni, che per i più svariati motivi non possono o non vogliono essere vaccinati dai loro genitori.
Chiunque operi in ambito educativo, ma non solo, sa quanto una simile discriminazione possa rivelarsi pericolosa non solo nel lungo, ma anche nel medio e brevissimo periodo.
I bambini non vaccinati infatti non solo saranno esclusi dalla scuola dell’infanzia, ma saranno esclusi da tutta una serie di relazioni sociali e umane che la scuola dell’infanzia racchiude in sé.
Desideriamo qui non entrare nel merito delle valutazioni di chi sceglie di non vaccinare, giacché il nostro compito è puramente educativo, e indipendentemente dalla presenza di emergenza sanitaria o meno, la nostra attenzione è rivolta solo all’emergenza sociale e educativa che questa legge creerà.
Davvero la nostra Amministrazione è disposta ad assumersi una responsabilità di questo tenore, escludendo dalla propria scuola un considerevole numero di bambini? Qualcuno ha davvero pensato alle conseguenze che questa discriminazione avrà all’interno delle nostre scuole e delle nostre comunità anche in termini di ricaduta economica?
Soprattutto, CHI all’interno del mondo della scuola, si assumerà la responsabilità di comunicare ai genitori che i loro gli non sono più i benvenuti a scuola?
Ci chiediamo come mai una Regione come la nostra, che può contare sulla bontà di una LEGGE PROVINCIALE che disciplina le scuole dell’infanzia, si adegui ad un principio nazionale di ESCLUSIONE dalle stesse, senza discuterne.
Noi prendiamo le distanze da una simile responsabilità e chiediamo a chi ci governa, per un principio di umana correttezza e soprattutto di coerenza, di fare altrettanto e di rispettare l’art. 3 della L.P. 13 del 21/3/1977 che prevede di accogliere tutti i bambini residenti nella Provincia Autonoma di Trento, fornendo uguaglianza di opportunità educative e SUPERANDO DISCRIMINAZIONI di ogni tipo.
Noi crediamo ancora nella nostra scuola e desideriamo continuare ad insegnarvi senza vergognarci di appartenere ad una comunità che ESCLUDE ANZICHÉ INCLUDERE.
Trento, 28 agosto 2017