Sono mamma di tre ragazze: una ormai è grande, le altre due frequentano l’ultimo anno di primaria e la seconda media.
La “didattica dell’emergenza” a distanza non è didattica, è un surrogato, è un “piuttosto di niente”. E non mi sto lamentando degli insegnanti e dei presidi, che nel nostro caso ce la stanno mettendo tutta anche dal punto di vista umano, per quanto possibile.
Ci sarà un motivo per cui gli altri paesi europei pensano a una riapertura delle scuole: pensano anche ai bambini e ai ragazzi, che sono il nostro futuro.
Qui in Italia no, c’è sempre qualcos’altro che prevale. L’uomo è un “animale sociale”, abbiamo bisogno del contatto con i nostri simili, del confronto: questo genera stimoli, emozioni positive e negative, ci aiuta a capire chi e come vogliamo essere e questo vale in particolare per i bambini e per i ragazzi. Loro sono in sofferenza: quando lo schermo si spegne dopo la videolezione (noi siamo “fortunati” perché abbiamo le videolezioni e non solo il registro elettronico) si resta soli. Le mie figlie cominciano ad essere tristi e nervose.
Anche i compiti vanno eseguiti al computer, per cui le ore davanti allo schermo aumentano notevolmente e anche fisicamente non è sano, spesso si lamentano di mal di testa. E poi dove sono le amicizie, il ritorno da scuola con i compagni, i giochi alla ricreazione, i confronti con gli insegnanti, la parola di conforto, l’abbraccio per i più piccoli ma anche la sana competizione?
Il paventare una ripresa a settembre a distanza è assurdo: il virus per i bambini/ragazzi austriaci, tedeschi, ecc. non è pericoloso e per i nostri sì? Non è lo stesso virus? O semplicemente c’è sotto un altro ricatto?
Niente potrà mai sostituire l’uomo, nessun pc, nessuno schermo, a meno che l’intento non sia proprio quello di trasformarci in robot da comandare a distanza.
Chiara
Personalmente mi reputo inversamente proporzionale a questo tipo d’istruzione, per me è un’esperienza assolutamente negativa e combatterò fino in fondo per oppormi.
Claudia
La realtà della scuola elementare frequentata da mia figlia, classe quinta, è quella di aver ridotto ai minimi termini le ore di video lezione: con l’insegnante di italiano (per circa 2 ore a settimana e invio su piattaforma di compiti) e con l’insegnante di inglese (50 minuti, sempre con invio di compiti). Per le altre materie c’è l’invio di compiti e di alcuni video (generalmente da YouTube).
Questa non può essere una realtà continuativa e sostitutiva della vera didattica, svolta in aula con insegnanti “presenti” ed alunni veramente attenti, che fanno la differenza in una scuola pubblica già faticosamente provata da insegnanti precari da anni e tagli infiniti a tutto ciò che occorre realmente.
Torniamo tra i banchi di scuola!
Pamela
Anna frequenta una scuola parentale IEXS (Scuola Internazionale Esperienziale) di Reggio emilia, una scuola che basa la sua didattica sull’intelligenza emotiva, sul contatto, sul rispetto dei tempi dei singoli bambini ma sopra a  tutto sul benessere del bambino e sull’accoglienza.
Già dalla seconda settimana di chiusura la direttrice e i maestri hanno attivato la “didattica dell’emergenza” a distanza più per far sentire uniti e non soli i bambini che per una questione prettamente didattica.
Ecco allora arrivata la svolta per i bimbi… hanno piano piano ritrovato una routine che era stata violentemente tolta e hanno il loro orario scolastico di tre lezioni al giorno in video classe: 9:00-10:00; 11:00-12:00; 14:00-15:00.
Tutte le materie sono state portate avanti: italiano, matematica, scienze, yoga, orto, inglese, spagnolo, arte, musica. Oltre a qualche piccolo esercizio dato settimanalmente e a diverse iniziative simpatiche per rendere il tutto più “simile” alle loro abitudini scolastiche reali.
I bambini hanno sostituito la frase “andiamo a scuola” con “facciamo scuola”.
Hanno i loro momenti di chiacchiere tutti insieme e anche singolarmente (i maestri disattivano i microfoni e li attivano singolarmente).
Il programma didattico è andato avanti: per alcuni è stato approfondito ed è stato rivisto per altri.
Credo che questa sia una “didattica dell’emergenza” a distanza umana, amorevole e proficua.

Chiara, mamma di Anna
Spedisci anche tu, sotto forma di lettera aperta all’indirizzo tutela.scuola@lascuolacheaccoglie.org, le tue esperienze sulla “didattica dell’emergenza” a distanza e le soluzioni che “funzionano” – anche se non ottimali – che temporaneamente sono state adottate! Le pubblicheremo in home page sul nostro sito e nella sezione IL CORAGGIO DI TUTELARE LA SCUOLA